Che mondo sarebbe senza basilico?

Non c’è niente da fare, da qualsiasi parte si voglia prendere la questione, la colpa o merito é quasi sempre la sua: Alessandro Magno, nel massimo dell’espansione del suo impero intorno al 320 a. C., partendo dalla Macedonia era riuscito ad annettere ben diciannove territori dei moderni stati di oggi, Grecia, Macedonia, Bulgaria, Turchia, Siria, Giordania, Israele, Libano, Cipro, Egitto, Libia, Iraq, Iran, Kuwait, Afghanistan, Turkmenistan, Tagikistan, Uzbekistan e Pakistan e toccava alcune altri nella periferia dell’impero stesso: Ucraina, Romania, Albania, Armenia, Azerbaigian e India.

Sì, avete letto bene, stati come India o Ucraina erano “la periferia” dell’impero macedone ma é stato sufficiente essere anche solo per un periodo annessi in un progetto di espansione più ampio, per riuscire ad entrare in contatto con le genti ed i mercati della Penisola Arabica e quindi presentarsi dalla porta principale anche nei mercati e nei porti del Mediterraneo.

E così i primi ad innamorarsi di lui, del basilico originario della lontanissima India dove era considerato sacro e curativo, saranno i Greci che lo chiameranno proprio per questo, basilikon cioé pianta del Re, pianta maestosa, forse proprio perché usato per produrre profumi per il re o in riferimento all’utilizzo sacro delle antiche popolazioni Hindu o forse per gli usi medicinali e curativi che attribuiscono a questa incredibile pianta la capacità di essere un buon antinfiammatorio, un conservante naturale, un antibatterico e anche un elemento indispensabile per i filtri d’amore.

Dovremmo attendere però molti secoli per renderci conto, da questa parte del mondo, che quel profumo unico potesse essere interessante anche in cucina e solamente dalla metà del 1.500 troviamo ricette che includono il basilico come “spezia” preziosa e deliziosa.

Ma cosa sarebbe la nostra caprese senza di lui? Vogliamo parlare del pesto? Inimmaginabile poi uno spaghetto pomodoro senza basilico. Ecco che da indiano il basilico diventa a tutto titolo italiano a punto tale che ci sembra strano riconoscerlo in piatti esotici, ma facciamocene una ragione, è lui il protagonista assoluto del carry verde della cucina indiana, dove le spezie si colorano del suo verde brillante.